domenica 20 dicembre 2015

L'incontro Gurdjieff/Orage


Sherman Manchester fu uno studente di Alfred Richard Orage a New York. A lui si devono pagine e pagine di appunti sugli insegnamenti di Quarta Via che Orage impartì in America, a partire dal 1924.

Uno di questi appunti ha qualità letteraria e racconta, in modo mitico, il primo incontro Gurdjieff/Orage. Esso è datato 1/1/24: una data simbolica, in quanto la prima presentazione del Sistema in America sarebbe avvenuta solo il giorno successivo (Orage era arrivato a New York il 13/12/23, dopo circa due anni di studi con Gurdjieff al Prieurè).

Nel racconto compaiono solo due nomi propri: “Orath” e “Sherman Grath”. Il dattiloscritto è pieno di errori e correzioni. Sulla prima pagina, in alto, qualcuno ha aggiunto a penna e tra parentesi il nome “Orage”.

Il personaggio “Orath” è seduto davanti a un camino e racconta all’io narrante come iniziò la sua avventura spirituale. Circa otto anni prima (in realtà Orage aveva incontrato Gurdjieff solo nel febbraio 1922), a un party, egli aveva udito delle strane musiche suonate al pianoforte da una ragazza vestita d'arancione: tali musiche venivano da lontani monasteri asiatici. Turbato da queste musiche, egli uscì dalla festa e salì su una collina. Giunto in cima, racconta di essersi addormentato e di aver visto in sogno l’autore di quelle musiche, un uomo orientale, con turbante, mustacchi neri e occhi vivissimi (la descrizione lascia pensare a Gurdjieff, anche se il nome non viene fatto). L'orientale comincia subito a dire: “Prima viene il Sole. Poi la terra, i pianeti, la luna, l’infra-luna, il genere umano, gli animali, i vertebrati, gli invertebrati, le piante, i minerali, il metallo”. È la prima, singolare esposizione di un’idea del Sistema. Ne seguiranno altre: tutte ricordano la Quarta Via che conosciamo, ma con lievi alterazioni. Ogni volta, il disincantato Orath risponde con frasi di circostanza e sorrisi educati, finché l’orientale non ribatte: “‘Come sei sempre gentile’, mi disse, guardandomi obliquamente. ‘A parte i casi in cui non ci si capisce, la gentilezza non sarebbe mai necessaria. Se io comprendo un mio amico, la gentilezza sarebbe inutile. Se però non ci capiamo, dobbiamo essere gentili l’uno con l’altro, oppure litigare. E poiché a poche persone piace litigare, e pochi sono davvero amici, tutti devono essere gentili con i propri vicini. Dunque, il grado di gentilezza che occorre adoperare dipende sempre dal livello di incomprensione reciproca. Noi siamo massimamente gentili con le donne’”.

Finora, “Orath” aveva detto che l’orientale sembrava il sole e i suoi occhi erano sempre scintillanti, ma non prendeva sul serio le sue parole. Ora comincia a mostrare un interesse crescente per quelle idee mai udite prima.

L’esposizione del Sistema prosegue: è quello che abbiamo conosciuto tramite Ouspensky, ma non sempre. A esempio, i centri superiori dell’uomo non sono due, ma tre: l’emozionale superiore, l’intellettuale superiore e l’istintivo superiore. Alla pagina 20, si trova un passaggio che avrebbe interessato Antonio Bertoli, ex studente di Quarta Via da poco scomparso: “Poiché siamo quasi sempre degli automi, e poiché ognuno eredita la sua struttura fisica, si può dire che i peccati del padre o della madre possono ricadere sui figli e le figlie anche fino alla terza o quarta generazione. Dopo, si dissolvono”. Sono parole che ricordano molto da vicino uno dei concetti chiave della psicobiogenealogia di Bertoli.

Quando ha finito di raccontare il proprio sogno, l’io narrante chiede a Orath: “Da allora ha più incontrato quell’uomo?”.
“Oh, certo.”
“In sogno?”, chiesi.
“In un sogno ricorrente”, rispose. “La vita.”

Uno degli elementi più interessanti di questo dattiloscritto sono le variazioni rispetto all’Insegnamento diffuso in tutto il mondo dai libri di Ouspensky. Chi è l’autore delle parole messe in bocca all’orientale “solare”: Manchester, Orage o Gurdjieff stesso? Difficile dirlo, ma prossimamente cercheremo di tornare sull’argomento.

Tratto t'ho qui con ingegno e con arte;
lo tuo piacere omai prendi per duce;
fuor se' de l'erte vie, fuor se' de l'arte.


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