venerdì 24 luglio 2015

Quattro cani a Modena


Cosa hanno in comune i quadri Mosè difende le figlie di Jetro (foto d'apertura) e Le nozze di Mosè e Sefora di Charles Le Brun, con L'Adorazione dei Magi di Camillo Procaccini? 


Due cose: la prima è che sono tutti esposti nell'ultima sala della Galleria Estense di Modena. La seconda, che nell'angolo inferiore destro hanno un cane tenuto al guinzaglio: mansueto nell'Adorazione dei Magi, sospettoso nelle Nozze di Mosè e Sefora, ringhioso nel Mosè difende le figlie di Jetro.

Accanto alle Nozze di Mosè e Sefora osserviamo il quadro Un miracolo di S. Ambrogio, di Sigismondo Caula.


Stavolta, nell'angolo inferiore destro, ci sono due cani (senza guinzaglio) latranti alla persona indemoniata, o malata, che sta per ricevere il miracolo del santo.

Questo angolo inferiore destro sembra dunque contenere una chiave importante, espressa sempre attraverso la figura di un cane.

I cani non possono sbagliare, perché obbediscono alla legge della loro specie o della natura (A.R. Orage, da P.B. Taylor, Gurdjieff e Orage).

Nella situazione positiva (Adorazione dei Magi), il cane è al guinzaglio e mansueto; in quella difficile ma positiva (Mosè difende le figlie di Jetro), al guinzaglio e ringhioso; in quella dubbia (Le nozze di Mosè e Sefora), al guinzaglio e diffidente (Sefora era una donna straniera, quindi ritenuta moglie inadatta a Mosè); in quella "indemoniata", randagio e senza freni.

Apparentemente, in questi quadri il cane è il simbolo della nostra parte istintiva o animale. Nell'ultima sala della Galleria Estense vediamo rappresentato l'intero spettro delle sue possibilità: dallo stato brado che rende l'uomo indemoniato o malato, alla condizione mansueta dinanzi all'apparizione dei centri superiori (Gesù Bambino). "Per caso" (difficile pensare a una scelta intenzionale dei curatori), quattro quadri con lo stesso, insolito dettaglio sono riuniti in una piccola sala. Sembra quasi che vogliano trasmettere un messaggio: per coglierlo, occorre usare pazienza e attenzione.

Non apprezzare l'arte con il sentimento (Gurdjieff, aforisma nella Study House del Prieuré).


Poi pinse l'uscio a la porta sacrata,
dicendo: “Intrate, ma facciovi accorti
che di fuor torna chi 'ndietro si guata”.

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