A Francis Roles bastò sentir dire a Shantananda Saraswati: "Il punto è che non ricordiamo mai noi stessi", per convincersi di aver ritrovato la sorgente della Quarta Via in India. Secondo Dorine Tolley, quando Roles udì queste parole, ne fu "elettrizzato". Chissà come avrebbe reagito se, invece del misconosciuto Shantananda Saraswati, avesse incontrato Nisargadatta Maharaj, il famoso "beedi guru" di Bombay. Sfogliando le trascrizioni dei discorsi di quest'ultimo, si ha infatti la sensazione di stare leggendo un testo di Quarta Via.
Identificarsi con qualcosa in particolare è l'unico peccato esistente.
Virtù è ricordarti di te stesso. Peccato è dimenticarti di te.
Resta immobile nella conoscenza che ogni cosa percepita è transitoria e che solo "Io sono" è durevole.
Fonda te stesso stabilmente nella consapevolezza dell'"Io sono": questo è l'inizio e la fine di ogni sforzo.
L'"Io sono" è certo. "Io sono questo o quello" non lo è.
Quando la mente sta nell'"Io sono" senza muoversi, entri in uno stato che non può essere verbalizzato, ma può essere sperimentato.
Purificati per mezzo di una vita ordinaria e utile.
L'arte della meditazione è l'arte di focalizzare l'attenzione su livelli sempre più sottili senza mai perdere la padronanza dei livelli lasciati dietro di sé.
L'"Io sono" gurdjieffiano, il buon padre di famiglia, l'idea che gli stati superiori non cancellano, ma si aggiungono a quelli inferiori: i principi della Quarta Via sono qui esposti con chiarezza e vigore. Ecco il racconto della sadhana o Lavoro che Nisargadatta effettuò su di sé. In esso c'è molto di Quarta Via:
Il mio guru mi ordinò di attenermi alla sensazione "Io sono" e di non badare ad altro. Ubbidii. Non praticai alcuna respirazione particolare, meditazione o studio delle scritture. Qualunque cosa accadesse, vi distoglievo l'attenzione e restavo con la sensazione "Io sono". Può sembrare un po' troppo semplice o perfino grossolano, ma lo facevo perché me lo aveva detto il Guru. E ha funzionato!
A Orage, Gurdjieff raccontò la sua gioventù in modo un po' diverso da come aveva fatto in Incontri con uomini straordinari. La sintesi è in Gurdjieff e Orage di P.B. Taylor, a pag. 46. Secondo tale resoconto, il Maestro armeno peregrinò in lungo e in largo, con scarso profitto spirituale, fino a quando non arrivò in India, perché lì "l'evoluzione dello spirito umano trova il suo centro". Forse Francis Roles e gli ouspenskiani non ebbero tutti i torti a ritenere che le origini del Sistema fossero in India.
L'"Io sono" gurdjieffiano, il buon padre di famiglia, l'idea che gli stati superiori non cancellano, ma si aggiungono a quelli inferiori: i principi della Quarta Via sono qui esposti con chiarezza e vigore. Ecco il racconto della sadhana o Lavoro che Nisargadatta effettuò su di sé. In esso c'è molto di Quarta Via:
Il mio guru mi ordinò di attenermi alla sensazione "Io sono" e di non badare ad altro. Ubbidii. Non praticai alcuna respirazione particolare, meditazione o studio delle scritture. Qualunque cosa accadesse, vi distoglievo l'attenzione e restavo con la sensazione "Io sono". Può sembrare un po' troppo semplice o perfino grossolano, ma lo facevo perché me lo aveva detto il Guru. E ha funzionato!
A Orage, Gurdjieff raccontò la sua gioventù in modo un po' diverso da come aveva fatto in Incontri con uomini straordinari. La sintesi è in Gurdjieff e Orage di P.B. Taylor, a pag. 46. Secondo tale resoconto, il Maestro armeno peregrinò in lungo e in largo, con scarso profitto spirituale, fino a quando non arrivò in India, perché lì "l'evoluzione dello spirito umano trova il suo centro". Forse Francis Roles e gli ouspenskiani non ebbero tutti i torti a ritenere che le origini del Sistema fossero in India.
Poi pinse l'uscio a la porta sacrata,
dicendo: “Intrate, ma facciovi accorti
che di fuor torna chi 'ndietro si guata”.
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