Nel libro Un nuovo modello dell'universo Ouspensky afferma che nei Racconti del pellegrino russo, "una delle gemme nascoste della letteratura russa", è inserito un probabile errore intenzionale: il pellegrino impara con troppa facilità e rapidità la pratica della "preghiera mentale". Perché Il Pellegrino russo sia stato scritto così, Ouspensky non lo dice, ma il concetto dell'errore intenzionale sarebbe stato ripreso anni dopo da Irmis B. Popoff. "Coloro che sapevano", sono le sue parole, "avrebbero introdotto errori deliberati in opere altrimenti perfette" come dipinti, statue, architetture, riti religiosi ecc., affinché "scoprendoli non si possano più dare per scontate queste opere, ma occorra fermarsi per ponderare e riflettere, arrivando così alla comprensione di verità che altrimenti sarebbero sfuggite".
Sembra di ritrovarsi di fronte all'invito a verificare ogni cosa e reggersi sulle proprie gambe, proprio della Quarta Via. Gli studenti di questo cammino sono avvertiti: in ciò che stanno studiando e viene loro trasmesso, può esserci qualche "errore intenzionale" che costringe a fare sforzi ulteriori per assimilare al meglio l'Insegnamento.
A volte, quando sento parlare delle fasi lunari, mi sembra di trovarmi di fronte a qualcosa di simile. Capita di sentir dire, anche in circoli di Quarta Via, che quando la luna è piena occorre esercitare più vigilanza, perché in quei giorni le forze meccaniche diventerebbero più forti. In particolare, l'energia emozionale si farebbe più irrequieta. Ma nelle conferenze di Ouspensky recentemente tradotte in italiano, il Maestro russo dice più volte che l'influsso della luna è sempre lo stesso. A prescindere da quanto la illumini il sole, "la luna c'è sempre". A questo punto, ognuno è chiamato a verificare personalmente se l'idea tradizionale sulle fasi lunari contenga una verità, se sia un errore intenzionale, l'eco distorta di qualcos'altro oppure una semplice metafora.
Una cosa è certa: ricordare se stessi è sempre difficile, almeno su questo pianeta Terra.
Vien dietro a me, e lascia dir le genti:
sta come torre ferma, che non crolla
già mai la cima per soffiar di venti.
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